Tutta pittura antica La quarta edizione di Paris Tableau riunisce 26 espositori di dipinti e 2 di cornici Pietro Dandini, «La morte di Lucrezia», databile verso il 1711, esposto dalla Galleria Maurizio Nobile Parigi. Torna Paris Tableau.

Il quarto Salone internazionale della pittura antica, che si tiene dal 13 al 16 novembre al Palais Brongniart, ospita quest’anno 26 espositori (erano 24 nel 2013) e due mercanti di cornici. Il tema dell’edizione è «l’arte di collezionare»: «Il bagaglio culturale non è indispensabile per apprezzare un’opera», osserva Maurizio Canesso, presidente della rassegna. «Solo contano la bellezza, l’incontro estetico. Il piacere, la seduzione sono premianti rispetto alla conoscenza scientifica, che si può ottenere successivamente documentandosi». Due gallerie italiane partecipano per la prima volta, Maurizio Nobile di Bologna e Porcini di Napoli. Torna invece la galleria Carlo Virgilio & C. di Roma. I due mercanti di cornici sono Enrico Ceci di Formigine (Modena) e la Galerie Montanari di Parigi. Al telefono con il nostro giornale Maurizio Nobile si dice «molto emozionato» di essere presente alla rassegna «che in poco tempo è diventata una delle più importanti, se non la principale, per la pittura antica». A Parigi porta 18 dipinti «inediti», tra i quali «La Santa Famiglia e sant’Agostino» di Gaetano Gandolfi e «Giuditta e Oloferne» di Filippo Vitale, «ritrovato in una collezione privata e presentato per la prima volta dal 1969». Ma anche due acquerelli di Jean-Pierre Péquignot, «sconosciuti anche al Louvre che nel 2005 dedicò una mostra all’artista, morto a soli 32 anni a Napoli». La galleria Porcini, fondata nel 1969 da Vincenzo Porcini, porta a Parigi una splendida «Testa di San Gennaro» di Jusepe de Ribera e una «Conversione di San Paolo» di Francesco Solimena. Al suo secondo Paris Tableau, Carlo Virgilio presenta una ventina di dipinti dal ’600 alla seconda metà dell’800, tra i quali «Sansone e Dalida», uno dei rari lavori a cavalletto di Felice Giani, del 1784. Tra i pezzi forti di quest’anno, ci dice Stefano Grandesso, c’è soprattutto una «serie omogenea» di sei ritratti della famiglia Serra di Cassano di Napoli del pittore Carlo Amalfi, «che viene riscoperto ora, anche grazie a questo ritrovamento». La scuola del Nord è rappresentata dall’«Atelier di Jan Frans van Daël alla Sorbonne» di Philippe Van Bree (Talabardon & Gautier) e «Ritratto di bambino vestito da Cupido» di Bartholomeus van der Helst (Habolt & Co.); la scuola francese, dal «Ritratto di Fernando Nerli» di Louis Gauffier, il cui schizzo alla gouache è conservato a Versailles (Studio Grassi) e dal realista «Trompe-l’œil» di Louis Léopold Boilly (Éric Coatalem). Nell’ambito della rassegna, si tiene la mostra «Tre collezioni, una sola passione» che espone alcuni dipinti caravaggeschi prestati dal Centraal Museum di Utrecht, tra cui «Ragazzo che suona lo scacciapensieri» di Dirck Van Baburen, e una decina di quadri di artisti olandesi e fiamminghi come Goltzius, Rubens e Brueghel, provenienti dalla Fondazione P.&N. de Boer di Amsterdam. Sul tema, il 13, si terrà il convegno «Utrecht e il movimento caravaggesco internazionale», dedicato ai pittori caravaggeschi fiamminghi, francesi e spagnoli.