Anfiteatro Flavio, Roma
 

ELEONORA ZAMPARUTTI

 

Roma - “Avviso a tutti i visitatori in attesa di entrare al Colosseo: oggi il regolare accesso al monumento sarà ripristinato a partire dalle ore 11”. Più o meno questo il messaggio che oggi è stato diramato a tutti i turisti che avevano programmato una visita al monumento simbolo di Roma, e dell’Italia intera, e che invece si sono ritrovati in fila ad aspettare per ben 3 ore che terminasse la legittima assemblea sindacale in corso affinchè il personale di custodia potesse ritornare alle proprie postazioni e riprendere le normali attività.
L'assemblea era stata regolamente preannunciata con una settimana di anticipo per denunciare, come spiega il sindacato, "il mancato pagamento delle indennità di turnazione e delle prestazioni per le aperture straordinarie (1°maggio, aperture serali, ecc.); la mancata apertura di una trattativa per il rinnovo del contratto; la decisione tutta politica di costituire, in accordo con il Comune di Roma, una sovrastruttura burocratica come il Consorzio per la gestione dell’area centrale; la mancata apertura di un confronto sull’organizzazione del lavoro all’interno della Soprintendenza". Migliaia i visitatori rimasti in piedi dietro i cancelli in attesa che aprissero anche il Foro Romano e Palatino, le Terme di Diocleziano e Ostia Antica. Pare che anche a Firenze ci siano stati dei ritardi nell’apertura dei musei di Palazzo Pitti sempre per le stesse ragioni.

Non è la prima volta che accade un episodio di questo genere in Italia. Era successo durante i giorni di Natale dello scorso anno e nuovamente la scorsa estate a Pompei, impedendo per tutta la mattinata l’accesso al sito archeologico che conteggia circa 10/12mila ingressi medi nell’arco di una giornata. 

“La misura è colma” ha dichiarato oggi il ministro Franceschini il quale ha annunciato di voler proporre questo pomeriggio al Consiglio dei Ministri un provvedimento legislativo che consenta di inserire anche i musei e i luoghi della cultura aperti al pubblico tra i servizi pubblici essenziali. Ciò significa in sostanza, se il provvedimento passasse, che l’esercizio del diritto di sciopero nei musei, come nei settori che offrono servizi indispensabili per garantire ai cittadini il godimento di diritti della persona costituzionalmente tutelati, dovrà essere concordato tra tutti i soggetti in campo al fine di assicurare la continuità nell'erogazione delle prestazioni. “Proporrò una modifica legislativa che consenta di inserire anche i musei e i luoghi della cultura aperti al pubblico tra i servizi pubblici essenziali” ha affermato Franceschini nella nota diramata in tarda mattinata. Al momento però, da quello che è dato capire, la misura potrebbe riguardare i musei pubblici e privati. 

Per un Paese come l’Italia che attira ogni anno circa 60 milioni di visitatori di cui 34 milioni interessati al turismo culturale (di cui circa 2/3 italiani e 1/3 stranieri) e dove l'industria culturale del turismo genera un fatturato di circa 28 miliardi di Euro (dati Symbola relativi al 2014), si tratta di una misura importante che impatta sull’immagine del Paese e sulla qualità dei servizi, ma anche sui flussi economici di quelli che sono considerati i grandi attrattori. Il Colosseo è certamente uno di questi con oltre 6 milioni di visitatori all’anno. Una cosa è sicura: tre ore di chiusura danno un pessimo ritorno di immagine e mancati introiti certi che, per carità, saranno pure pochi, ma di questi tempi non possiamo permetterci il lusso di perdere neanche un centesimo.