I BANCHIERI, BOTTICELLI E IL ROGO DELLE VANITÀ

Firenze, Palazzo Strozzi

17 settembre 2011 – 22 gennaio 2012

La mostra a Palazzo Strozzi ci racconta con linguaggio efficace e accattivante una vicenda fiorentina ed europea. Se il conio del fiorino nel 1252 fu un evento locale, le sue ripercussioni sono state di portata europea, e capaci di coinvolgere persone, merci e abitudini. La prima parte della mostra racconta la nascita del sistema bancario: la zecca, il cambio e le cambiali, e insieme la posizione della Chiesa

, sempre in bilico fra condanna e caduta in tentazione (nell’affresco che rappresenta gli avari del Giudizio Universale a venire puniti sono numerosi prelati!). Infatti il fiorino, oltre al suo significato commerciale, sul piano simbolico riesce a fondere religione e società, Chiesa e Stato, letteralmente due facce della stessa medaglia: da un lato il giglio, stemma cittadino, dall’altro San Giovanni Battista, patrono della città. La posizione della Chiesa in materia economica ha lungamente condizionato il rapporto degli uomini con il denaro, vissuto come un peccato e contemporaneamente come mezzo per acquistare, a suon di fiorini, la salvezza. Il percorso si segue naturalmente attraverso le opere: la sontuosa Pala della Zecca, la predella di Pesellino con Sant’Antonio che predica al funerale dell’usuraio, fino a manuali pratici, cifrari e libri di aritmetica, e agli oggetti d’uso didatticamente esposti, come lucchetti, bilance di precisione e casseforti. L’accumulo di ricchezze implica però istanze di mobilità sociale, o di eccessiva ostentazione, che da un lato si cerca di frenare con l’introduzione di apposite leggi suntuarie, destinate a colpire i lussi e gli eccessi, ma che favorisce anche una committenza colta e moderna, la quale abbellisce palazzi e ville con dipinti e oggetti d’arredo raffinato. In questa prospettiva la parabola parallela di Lorenzo dei Medici e di Sandro Botticelli diventa racconto esemplare del tramonto di un’epoca. Gli oggetti e i dipinti rendono conto di un collezionismo che diventa sempre più raffinato: deschi da parto, drappi, cinture, pettini in avorio, specchi e codici miniati rendono quasi più dei dipinti il gusto nascente per la vita agiata delle ricche famiglie fiorentine. D’altro canto i libri contabili testimoniano anche che nel corso del Quattrocento il banco dei Medici subisce perdite ingenti, alle quali si affianca una crescente crisi politica, di cui la congiura dei Pazzi è il sintomo più eclatante. La crisi diventa tangibile con l’arrivo di Savonarola: è la sua predicazione, dai tratti istrionici, tanto da risultare controversa a secoli di distanza, a mutare il corso degli eventi, a favorire la cacciata dei Medici, salvo che in poco tempo dal monumentale rogo delle vanità del 1497, si passò al rogo dello stesso Savonarola. Il predicatore è destinato però a lasciare una traccia profonda sia nell’arte, di Botticelli – come nella complessa Calunnia o opere più tarde – sia in espressioni più popolari come La storia di Antonio Rinaldeschi, che accompagnano l’inesorabile declino del fiorino nell’economia e lo consegnano alla storia.